Simone Ferrero

Il Partito Della Semplificazione 🇮🇹

Simone Ferrero

L'improbabile missione di unire tutti

Qualche tempo fa ho dovuto rinnovare la mia Carta di Identità italiana. Vivendo fuori dall’Italia, questi servizi vengono svolti dall’ambasciata consolare nel paese di residenza. Il processo è iniziato nell’aprile 2022, quando ho cercato di prenotare un appuntamento sul sito del portale italiani all’estero. Ma il primo problema si è presentato subito: non c’erano date disponibili. Come mai? Non ci potevo credere. E invece era così. Ho cercato su Facebook nel solito gruppo “Italiani in X”, che meriterebbe un articolo a parte, e ho trovato la risposta che cercavo: “Prova tutti i lunedì e martedì prima delle 12:00”. Seguendo il metodo consigliato da Gennaro Trevisan, una bella giornata di luglio sono riuscito a prenotare; appuntamento al 13 gennaio 2023.

Nonostante tutto, ero contento. Avevo finalmente una data fissata e dovevo sopravvivere con il solo passaporto per soli sei mesi. Fast forward alla data dell’appuntamento: mi presento in ambasciata con largo anticipo e il funzionario mi accoglie nel suo ufficio con un grande sorriso. Gli presento tutto il materiale e mi chiede di vedere la mia carta di debito, perché per pagare la modica cifra di 36€ il loro terminale POS accetta solo un unico circuito locale, a me sconosciuto. La mia carta ovviamente non supporta quel circuito e quindi corro al bancomat più vicino per prelevare la somma necessaria (terza volta che prelevo in quattro anni in questo paese).

Tornato di corsa in ufficio, finiamo la pratica e torno a casa mia, a 1:45h di treno di distanza dall’ambasciata. Qualche settimana dopo, una fantastica lettera è nella mia cassetta della posta e il piacere di leggere AMBASCIATA D’ITALIA e SIMONE FERRERO nella stessa riga mi dona un gran senso di gioia. Apro la busta, guardo la mia faccia da scaricatore di banane e inizio a leggere i miei dati anagrafici come se non li avessi mai visti in vita mia. Ma noto qualcosa di strano nel mio indirizzo: manca una N.

Come è possibile? Vi chiederete. Ebbene, il signor funzionario dell’ambasciata ha commesso un errore nella DIGITAZIONE dell’indirizzo, benché la mia richiesta sia arrivata attraverso il portale web. Il mio modulo di richiesta, compilato elettronicamente, è stato stampato per poi essere ri-inserito nel sistema manualmente dall’operatore. Siamo il paese degli amanuensi, a cui piace scrivere, stampare e riscrivere moduli perché c’è l’ebbrezza di annusare il foglio appena stampato.

Transaction Costs

In sociologia, si usa spesso la metafora delle lenti colorate per parlare del background culturale personale. Quando vivi in un certo luogo, impari la cultura del luogo e la tua visione del mondo si tinge di un certo colore. Quando vai altrove, vedi tutto con il colore della tua cultura e tutte le differenze ti saltano agli occhi. Se rimani in quel posto per un po’, aggiungi alla tua lente colorata un’altra lente di un colore diverso, che mescolate insieme creano una terza tonalità. Io credo di avere ora due lenti abbastanza spesse, ma ben distinte, che mi permettono di vedere le sfumature delle due culture a cui credo ora di appartenere. Quando sono in Italia, c’è una cosa che trovo insopportabile e che vedo ovunque: la burocrazia.

La vedo dappertutto. Al supermercato, in spiaggia e in tutti quei posti in cui un italiano vero e puro (non come me, schifoso traditore della patria) non troverebbe nulla di male. Se la noto io, che alla fine ho poco a che fare con la pubblica amministrazione, posso solo immaginare come sarebbe se ne avessi davvero bisogno di interagire. Eppure, la P.A dovrebbe essere il partner di ogni cittadino, indipendentemente dal fatto che sia un lavoratore dipendente, autonomo, pensionato o magari imprenditore. La P.A è stata messa lì da noi cittadini per assisterci nei servizi di base, per permetterci di vivere in società dandoci delle regole.

Il costo di transazione per fare qualsiasi attività in Italia è troppo alto. Non permettiamo all’economia, che alla fine è l’insieme degli scambi di beni e servizi tra cittadini, di funzionare efficientemente. Se il costo di transazione è troppo alto, gli scambi che richiederebbero uno sforzo non proporzionale al beneficio non avvengono (e chissà quanti sono) e lasciamo benessere e ricchezza sul tavolo. Potremmo fare esempi per ore, ma alla fine il problema che molti hanno notato è che dove la P.A dovrebbe aiutare a gestire le situazioni, si ribalta al cittadino che deve gestire la P.A.

E non voglio fare il massimalista anarchico che promuove l’eliminazione di tutti gli enti pubblici e statali. Ma semplicemente che l’ente pubblico deve diventare deterministico. Il costo di transazione, a prescindere che si tratti di una richiesta di modifica al catasto, o di apertura di una società o di tutti gli altri esempi rilevanti, deve scendere e deve diventare prevedibile.

Il valore assoluto

Prima di passare a qualcosa di più concreto (dove pensavate di essere? da uno sveglio?), voglio chiarire come la semplificazione e la de-burocratizzazione siano delle attività che hanno solo un valore positivo. Mentre le leggi promulgate in democrazia possono essere discusse e ritenute sbagliate, voglio sinceramente credere che delle proposte in merito siano invece inattaccabili. Di sicuro se uno vuole può criticare il modo in cui la semplificazione viene attuata, ma io parlo proprio del valore dell’attività in sé. Che siate di qualsiasi fazione politica dell’arco costituzionale o non costituzionale (dai, per questa volta accettiamo anche i fascisti), su una cosa non possiamo essere in disaccordo: semplificare e rimuovere la faziosità del sistema burocratico è un’azione positiva.

Sarà per aneddotica, e magari sbaglio, ma non ho mai sentito nessuno dirmi: “Ah sai, ma guarda che è stato facilissimo fare la procedura X, ne sono molto contento”. Il sistema, dalla costituzione al più disparato regolamento comunale e regionale sulle proprietà immobiliari, è una specie di mostro che nel tempo è stato aggiustato e smontato, continuamente modificato, che a malapena si regge in piedi, ma che continua ad andare avanti.

Il valore assoluto a cui vorrei che persone con idee estremamente diverse arrivassero è che una volta per tutte riconoscessimo che il sistema è rotto. Lo abbiamo rotto noi nel tempo cercando malamente di creare leggi ad hoc, che tamponassero un problema che l’attenzione mediatica del momento ha portato in voga. Per aggiustarlo ci vorrà del tempo, ma tutto ciò che c’è di male in Italia (su cui avremo migliaia di opinioni diverse), ha una base nel fatto che lo stato non è un nostro partner, ma un peso che ci dobbiamo portare dietro e continuare a mantenere.

La mia proposta

Elezioni politiche 2030, il “Partito delle semplificazioni” ottiene il 60%. Maggioranza assoluta in ogni comune, regione, camera. Un vero e proprio trionfo. E adesso? Ci mettiamo al lavoro per eliminare ogni singola grida manzoniana. E poi ci separiamo di nuovo, i fascisti con i fascisti, chi crede a Marx di nuovo con i compagni, chi crede nel capitalismo sfrenato e le sue virtù umane con i razionalisti.

La battaglia per la semplificazione dovrà iniziare inevitabilmente dal basso, il motivo per cui ne siamo infestati, è che alla fine siamo proprio noi i primi portatori sani. Ci piace il controllo e il foglietto di carta con tutto scritto in corsivo. Ne siamo diventati schiavi, ma ne dobbiamo uscire riconquistando la fiducia tra noi cittadini. La fiducia tra di noi riduce il costo di transazione, ci permette di controllare di meno e di fare più in fretta.

Invece di assumere nuovi forestali, dobbiamo mettere degli UX Designer a capo di ogni commissione parlamentare permanente. Tutte le leggi e norme promulgate, devono avere come obiettivo servire la persona. Dopo aver tagliato e bruciato ciò che c’è ora, dobbiamo ricostruire con cognizione di causa, l’attenzione maniacale al dettaglio per il consumatore dovrà essere al centro dell’agenda legislativa.

La gestione della relazione tra cittadino e stato è malsana. La versione italiana dell’Uncle Sam, zi’Antonio, è un anziano signore dubbioso e rancoroso, che dubita di qualsiasi cosa il cittadino dica. Il presupposto di innocenza deve rinascere, non solo nella giustizia, ma anche nel modo in cui una richiesta di qualcosa dallo stato viene concessa abbastanza liberamente. L’inferno che una persona deve attraversare per cambiare il tetto di un’abitazione mentre in altri posti del paese esistono catapecchie tenute in piedi dalla tramontana è semplicemente uno schiaffo al cittadino onesto.

Nel 2023 stare ancora a parlare di digitalizzazione mi sembra ridicolo. La farò breve, ma nel mondo moderno, i sistemi comunali, regionali e statali, tra diverse entità della pubblica amministrazione, si devono parlare tra di loro. Non esiste che io debba portare il modulo da X a Y. Io compilo un modulo online, e l’impiegato dell’ufficio Y deve riceverlo automaticamente. Se non riusciamo neanche a gestire questa infrastruttura, cosa stiamo qui a fare?

La burocrazia legata alle imprese mi pare un po’ eccessiva. E tutto quello che ne gira attorno. I dipendenti non si rendono conto del loro effettivo costo sull’azienda, e la rigidità e complessità dei contratti rende il tutto macchinoso e vincolato; i part-time per i giovani lavoratori esistono a malapena; e il classico tirocinio è diventato il mantra per ogni giovane. La tassazione cambia da persona a persona: se sei dipendente e guadagni 100 ti tassiamo al 40%. Se però sei Partita Iva e guadagni 100 ti tassiamo 5%, perché? Se guadagni la stessa cifra, dovresti essere tassato allo stesso modo, indipendentemente dal modo in cui quei soldi li guadagni; semplice no?

Come ultima chiosa, pensate alla mia espressione quando ho scoperto che nella maggior parte dei paesi del mondo avanzato c’è un solo sussidio di disoccupazione. Fine. In Italia abbiamo la cassa integrazione, la mobilità, la NASPI, la DIS-COLL e via discorrendo. L’esempio è specifico ma vi chiedo di guardarlo in ottica macro: quante centinaia e migliaia di diverse leggi per questioni simili? Questa mania della specificità costa denaro pubblico perché non riusciamo neanche a gestire una cosa così semplice come la disoccupazione. O uno è occupato, o non lo è. Non ci vedo tante vie di mezzo (si okay part-time involontario etc), e se ci fossero, sarebbero gestite dallo stesso strumento.

Conclusione

Questi sono pensieri e sogni confusi. La questione è immensamente più grande di quanto uno possa scrivere in un qualsiasi articolo. Ma il dettaglio, in realtà, non è importante; c’è un solo messaggio che deve emergere da questa discussione: ed è che alla base di tutti i problemi, sui quali abbiamo tutti opinioni diverse, c’è che il sistema burocratico alla base è rotto. Sulle tematiche etiche ed economiche litighiamo quanto volete, è giusto così; ma mettiamoci tutti a parlare insieme di un modo per ri-costruire l’approccio che noi (stato) abbiamo con noi (cittadini).